Risentimenti
Morti e sepolti i vecchi ideali spuntano ovunque i risentimenti. Letta non vuole Renzi nel centro-sinistra e gli preferisce Sinistra italiana. L’intento è coprirsi a sinistra, certo, ma ancora acidulo è il crepitare di quella campanella. Anche la Bonino non ne vuol sapere di Renzi. Uno che non ricorda si chiede: “E perchè mai?”. Sarà mica perchè il governo Renzi non l’ha confermata agli Esteri dove l’aveva nominata Letta? Sono curioso di leggere le candidature Pd. Quanti ex renziani verranno ricandidati? E veniamo al terzo polo. Qui tutti i risentimenti paiono d’improvviso cancellati. Aveva testualmente affermato Carlo Calenda: “Non mi alleerò con Renzi nemmeno tra 18 milioni di anni”. Forse c”era un refuso. Voleva dire “tra 18 mesi”. Risentimenti a go go nel centro destra. Il vice direttore di Libero ha definito la Carfagna e la Gelmini “due veline”. Eppure fino a 15 giorni fa erano autorevoli dirigenti di Forza Italia. E Cottarelli, fino a una settimana fa responsabile del programma di Azione, vuoi che abbia scelto il Pd senza ricordarsi, adesso che Azione si è alleata con Italia viva, che fu Renzi a sostituirlo da commissario alla Spending review?
Grillo e il vaffa ai suoi
Grillo, dopo aver gridato vaffa a tutta la classe politica italiana, ha deciso, coerentemente, di mandare a vaffa anche i suoi. Vaffa al presidente del Senato Fico, vaffa alla Raggi e a Di Battista, vaffa a Casalino e a Bonafede, vaffa a Toninelli. Mi piace questo secondo vaffa…
Letta poteva far meglio
Francamente non capisco perché Letta non é partito dai programmi. Cinque, sei, sette cose che la coalizione si impegna fare, oltre alle scelte internazionali. E poi chi ci sta ci sta. Senza esclusioni. Dunque compreso Renzi. Si é andato attorcigliando nelle due alleanze, una politica e una elettorale, quella con Si e Verdi. Venendo ora a mancare oltre a Renzi anche Calenda gli resta l’alleanza elettorale e un ristretto nucleo politico programmatico: il Pd, nella versione di Democratici e progressisti, + Europa e Impegno civico. Poteva fare meglio.
Azione in comune
Accordo Pd-Azione. Tre le condizioni accettate. Nell’uninominale non saranno candidati i leader delle forze politiche che compongono la coalizione. Non saranno candidati nell’uninominale gli ex parlamentari di Forza Italia né gli ex parlamentari dei Cinque stelle. A occhio ha vinto Calenda. Nell”uninominale non ci saranno nè Fratoianni, nè Bonelli, nè Di Maio. Se per Bonelli e Fratoianni è ragionevole pensare a un’elezione sul proporzionale perchè la loro lista dovrebbe superare il 3 per cento e la cosa non crea problemi a Gelmini e Carfagna che sarebbero state presentate sul proporzionale da Azione, un problema, anzi più problemi, si presentano per gli ex Cinque stelle. Se non verranno eletti sull’uninominale se ne staranno probabilmente a casa dato che Impegno civico, la lista formata da Di Maio con Tabacci, ben difficilmente riuscirà a superare la soglia di sbarramento. Oppure correranno da soli. Tanto è uguale. A me non sono mai piaciuti i veti sulle persone. Read the full story »
Il centro-destra dà i numeri
Dunque 98, 70, 42, 11. Ci sarà chi se li gioca. Ma al tavolo del centro-destra se li sono spartiti così. A Fdi 98 seggi uninominali, alla Lega 70, a Forza Italia 42, comprensivi anche della sparuta quota Udc, e 11 a vari ed eventuali, come Noi per l’Italia, Brugnaro, forse Toti se sta di qua. In più la conferma che in caso di vittoria alla lista che conquisterà più voti spetti di indicare il presidente del Consiglio.
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I Craxi
Sono amico di Bobo anche per ragioni extra politiche. L’amore per la musica, entrambi suonatori di chitarra, ma io suono (meglio sarebbe dire suonavo) conoscendo dieci accordi mentre lui si arrovella nelle arzigogolate armonie brasiliane, la passione calcistica, lui milanista e io solo tifoso della squadra della mia città, il suo carattere tendente all’ironico e anche all’autoironico simile al mio, hanno cementato un rapporto che non si è logorato nemmeno nei momenti di frizione politica. Conosco meno Stefania ma devo confessare che con me la figlia di Bettino ha sempre avuto un atteggiamento mite e affettuoso. Read the full story »
Chi sarà l’uomo Quiz?
Come in una divertente trasmissione di Arbore si presentava un anonimo del quale si doveva indovinare, come in un Quiz, il nome, così i due poli (ammesso che siano due e non ventidue) si fronteggiano senza aver trovato con chiarezza un candidato premier. Così definito anche se col Rosatellum non si deve eleggere un presidente del Consiglio e men che meno un premier perché in Italia non esiste il premierato. Si litiga nel destra-centro (bisogna definirla così una coalizione nella quale la destra rappresenta l’85% del peso elettorale e il centro solo il 15%). Qui il patto era chiaro. Sarà presidente del Consiglio il leader del partito che avrà conquistato un voto in più degli altri. Ora non ci sono dubbi, secondo tutti i sondaggi. Questo partito sarà Fratelli d’Italia e la Meloni, se la coalizione raggiungerà la maggioranza assoluta dei seggi, siederà a palazzo Chigi. Il patto però é stato messo in discussione. Nell’intervista di ieri al Corriere Berlusconi, negando di essere candidato alla presidenza del Senato, non risponde a una domanda sul tema fingendo di non essere interessato. Salvini, dato in caduta libera, rilancia se stesso illudendosi di ritornare con la sua Lega al primo posto come nel 2018. La Meloni avverte. Se non c’é accordo inutile la coalizione. Sul versante opposto é una gara ad exludendum. Letta vuole tutti dentro da Sinistra italiana, che il governo Draghi non ha mai votato, a Di Maio e Toti. Ma Calenda sta sfogliando la margherita per capire se prenderà più voti alleato del Pd o in splendida autonomia. E insiste perché Draghi torni alla presidenza del Consiglio, mentre Letta propone se stesso, o così pare, al vertice della coalizione. Fratoianni dice sì all’alleanza col Pd a patto che non ci siano gli ex di Forza Italia e Renzi cerca un approdo, ma minaccia di andare da solo. Per quanto riguarda la comunità socialista la lista ipotizzata del socialismo europeo si presenta per ora come Lista dei democratici e dei progressisti. Ora, nomina sunt consequientia rerum. Ma perché il nome di socialista in Italia non si può usare? Semplice: perché l’abbiamo portato noi. Continua ancor oggi questa persecuzione? Vedremo. Read the full story »