La libertà
Mentre sul lato governativo si balbetta, sulla politica estera, sulla giustizia, sul dramma delle carceri e soprattutto non si progetta il futuro.(la transizione ecologica, il ritorno o meno del nucleare, l’intelligenza artificiale) e mentre il ministro degli Esteri Tajani fa le dichiarazioni in fotocopia, si tratti di Israele, di Gaza, dell’Iran, dell’Ucraina, e cioè che l’Italia si augura che i conflitti non si allarghino assicurando che il nostro Paese non é in guerra con nessuno, anche la sinistra continua a calpestare, in occasione del dibattito sulle carceri svolto in Parlamento, uno dei suoi fondamentali principi del passato: quello del rispetto del diritto alla libertà anche dei suoi avversari. Quando leggo che il povero Costa, liberale nel cuore e nel cervello, viene definito “salva Toti” perché propone um restringimento del carcere preventivo che porterebbe in buona parte a sanare la sproporzione tra numero di carcerati e capacità ricettiva delle carceri, non mi stupisco più. Manca a sinistra una forza consistente del socialismo liberale, il Psi, il Psdi, soprattutto i radicali, che salvaguardavano quell’area dall’istinto del nemico, da abbattere ad ogni costo. Read the full story »
Il terzo ride
Hegel aveva la mania del tre. Tesi, antitesi, e sintesi, dove la terza si elevava a suprema virtù. Tre era considerato dai greci e dai latini numero perfetto: “omne trinum est perfectum”, si diceva. E potremmo continuare con la Santissima Trinità, col triangolo michelangiolesco e altro ancora, per indicare non solo la superiorità ma anche la sacralità del tre. Nel pazzo sistema politico italiano il tre é numero da abolire. Il bipolarismo, di dice, é fatto solo di tesi e di antitesi. O di qua o di là e non si capisce se i luoghi indicati siano topografici o anche politici. Facciamo marcia indietro. Sono passati trent’anni da quando, era l’aprile del 1994, il popolo italiano, col Mattarellum era chiamato improvvisamente a scoprirsi bipolare. Vinse la coalizione di centro-destra, ma il terzo polo, il Patto tra Segni, Martinazzoli e Amato, conquistò il 18%. Sì, i voti c’erano, ma i seggi no. Gli uninominali li conquisti se arrivi primo e non terzo. Dopo qualche mese la Lega ruppe con Berlusconi e nel 1996 vinse l’Ulivo di Prodi e la Lega, il terzo incomodo, presente solo al Nord, conquistò il 10%, suo massimo storico fino ad allora. Non c’é scampo. Bisogna coalizzarsi. Ma anche la coalizione dell’Ulivo, dopo quella della Casa delle libertà e del buon governo, si sfaldò. Bertinotti chiuse i rubinetti a Prodi, sopraggiunse D’Alema grazie a Cossiga e chiuse Amato. Nel 2001, sempre col Mattarellum, rivinse Berlusconi. Ma un terzo non alleato né con la Casa delle libertà né con l’Ulivo, e cioè Rifondazione comunista, conquistò oltre il 5%, con 11 deputati e quattro senatori. Read the full story »
Stella stellina
Stella, stellina luccicante passione per i diritti delle persone e degli animali. Hai vissuto e te ne sei andata col sorriso della tua militanza gentile. Radicale come i due Marchi (Pannella e Scarpati) e come quel Gualdi che girava con l’auto con sopra legato un tavolo per la raccolta di firme. Stella, generosa e affettuosa donna di strada, come quella a cui invitava Giorgio Gaber, perché “le case dove noi ci nascondiamo” ammuffiscono e invecchiano. Mi dicono che te ne sei andata viva. Viva con nel sangue ancora tutte le tue curiosità e la voglia di nuovi tavoli, nuove firme, nuovi referendum. E col sorriso e tante parole e programmi. Questo era per me Stella Borghi, morta ieri a 84 anni, una ragazza che correva lungo il sentiero di un’esistenza spesa per gli altri. Ciao Stellina, il mondo é cambiato, noi non siamo stati in grado di cambiarlo, di renderlo più libero, umano e solidale. Ci sarebbero ancora tante battaglie da fare contro la stupidità di tante fallaci mode. Siamo pronti a combatterle per te.
Parigi e la vergogna di Roma
Un profondo senso di vergogna mi ha preso assistendo alla meravigliosa apertura dei giochi Olimpici sulle Senna. Dovevano essere a Roma. Anzi potevamo già chiederli prima di Tokio (Roma 1960, Tokio 1964). Ma cosa é diventata l’Italia, cosa é diventata Roma? Siamo stati solo noi, nonostante gli sforzi di Malagò, presidente del Coni, a voltar le spalle a un’Olimpiade. Non mi risulta che sia mai successo. Decisivo il niet della giunta Raggi. Ho pensato che i Cinque stelle siano davvero coerenti. Via l’Ilva, no alla Gronda a Genova, no alla Tav, no all’Alta velocità, no al Ponte, no dunque anche alle Olimpiadi. Animati da una cultura tardo medievale e anti moderna non possono organizzare un evento che avrebbe permesso a Roma di investire in infrastrutture e di trovarsi in cima al mondo. Il Tevere al posto della Senna e la più bella città del mondo in mondovisione, che nel 1960 non esisteva. Roma magnifica ad esaltare l’Italia. Vergogna, profonda vergogna per questo no che mostra Roma e l’Italia al pari della Columbia dei narcotrafficanti di Pablo Escobar che rifiutò di organizzare i mondiali del 1986. Read the full story »
Ciao Franco
Un altro che se ne va. Aveva la mia stessa età Franco Carugo, mio compagno dai tempi della Fgsi. Era stato segretario cittadino del Psi di Reggio ancor prima che io diventassi segretario della Federazione. Si era poi spostato in cooperazione fino a divenire vice presidente delle Cantine riunite. Era persona gioviale, allegra, generosa. Ti invitava a pranzo e pagava sempre lui. Rappresentava un po’ l’anima gaudente del gruppo, sempre pronto a far tardi. Era diventato un rito beneaugurante per me il pranzo della domenica delle elezioni. Franco era un amico insostituibile. Dotato di una carica di energia positiva senza eguali. Nel 1994 fu tra i primi ad aderire a Forza Italia per reazione alla demonizzazione del Psi. Da allora ci siamo persi un po’ di vista. Eletto consigliere comunale per il partito di Berlusconi lo ritrovai recentemente attratto dal terzo polo e da Più Europa. Andava e veniva dal Kenia e da tempo soffriva di un male terribile che piano piano lo ha portato a morte. Ciao Franco, non credo che tu apprezzi il pianto, conoscendoti. Ti dico allora che ricorderò sempre quelle nottate (veniva definito il sindaco della notte) trascorse al Caffé della galleria ad ascoltare musica brasiliana e ad accendere, per te, troppe sigarette.
Substitution
Dunque avanti un altro. O forse un’altra. Kamala Harris ha la benedizione di Biden, ma ancora non quella del tandem Obama-Pelosi, il più deciso a pretendere la substitution del presidente candidato. Che Biden fosse un candidato indebolito dagli anni e, forse, dalla malattia lo si vedeva da tempo. Ma la dimostrazione di una sua palese difficoltà a competere con Trump si é chiaramente avvertita durante il confronto televisivo. Voce roca, frasi stentate, ragionamenti che non si concludevano e sui quali Trump ironizzava. E sondaggi sempre più negativi. Non ho memoria di un candidato scelto alle primarie e poi sostituito. Nemmeno Eisenhower che venne colpito da infarto nel 1955 e poi rivinse nel 1956, mentre Reagan solo nel 1994 ammise di avere l’Alzheimer, ma i primi sintomi si erano rivelati, lo ha ammesso il figlio Ron, già all’inizio del secondo mandato. Se andiamo più indietro dobbiamo ricordare Woodrow Wilson, presidente dal 1913 al 1921 (quello dei punti che segnarono la fine della prima guerra mondiale). Fu vittima di un ictus nel 1919 che lo lasciò paralizzato e non in grado di esercitare le sue funzioni. Negli ultimi due anni il vero presidente fu sua moglie Edith. Franklin Delano Roosevelt venne colpito a 39 anni, nel 1921, dalla polio. Questo non gli impedì di divenire governatore di New York e presidente per quattro volte degli Stati uniti. Read the full story »