Tra Macron e Starmer via Blair
Tra un turno e l’altro delle elezioni francesi volute da Macron per chiedere ai francesi se vogliono proprio essere governati da Marine e da Bardella, il trionfo del Labour a Londra coi conservatori al minimo storico dei seggi e coi laburisti che sfiorano il loro massimo, quello conquistato da Blair nel 1997. In Francia al primo turno ha votato il 66% degli aventi diritto, nel Regno unito il 60. Si lamentano loro. Cosa dovremmo dire noi che non raggiungiamo il 50? I laburisti hanno presentato un Labour lontano anni miglia da quello radicale, ideologico e per taluni aspetti anche antisemita del condottiero Jeremy Corbyn, che aveva ottenuto una entusiasmante sconfitta, contestando in sostanza tutte le tesi blairiane. Starmer si é presentato come uomo concreto, che tende a mettere in fila i problemi e a risolverli, senza vaticinare un futuro impossibile. Si é limitato nella sua breve dichiarazione dopo l’incarico ricevuto da Re Carlo a richiamare l’attenzione sulla necessità di maggiori risorse per la sanità e per la transizione verde. Ha avuto parole di apprezzamento per il suo predecessore, l’asiatico Sunak. Read the full story »
L’unione dei separati
E’ perfino naturale che la sconfitta delle due liste diciamo riformiste, quella di Stati uniti d’Europa, formata da Italia viva, Più Europa, Psi, e quella di Azione, con socialisti liberali e repubblicani, abbia messo in moto confronti e richieste di revisioni. Oggi da segnalare una lettera aperta di due dirigenti di Italia Viva e di Azione ai rispettivi partiti. Marattin e Costa, che già in passato avevano contestato la divisione di una lista che aveva conquistato quasi l’8% alle politiche e quasi 30 parlamentari. I due hanno scritto, dopo aver attribuito la responsabilità della sconfitta alla loro separazione: “Noi non ci rassegniamo a lasciare un pezzo di paese senza rappresentanza politica. Vogliamo contribuire a costruire, assieme a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi, un unico grande partito liberal-democratico e riformatore che non si arrenda a fare da vassallo ai populismi di questo bipolarismo”. Read the full story »
Quale Costituente
Ho molto insistito nel mio intervento e col documento da me presentato al convegno dell’Associazione socialista liberale perché il processo costituente che si avvierà il 13 luglio a Roma sia aperto a tutte le forze politiche, sociali e sindacali dell’area riformista “senza personalismi e veti”. Non che sia semplice tornare al passato, né che siano esattamente sommabili i voti ottenute dalle due liste di Stati uniti d’Europa e di Azione alle elezioni europee. Ma la separazione, rispetto alla quale Carlo Calenda ha avuto una responsabilità, non ha certo favorito per entrambe il superamento dello sbarramento elettorale. Con tutti i partiti delle monarchie assolute sarà impossibile per una componente socialista abituata alle discussioni e ai confronto congressuale (anche in epoca craxiana) convivere. Il compagno Crema, lo stesso Mario Raffaelli, uno dei massimo esponenti di Azione, lo hanno fatto presente alla luce della recente esperienza elettorale. Che la Costituente sia aperta a tutti e concordata con tutti e che il nuovo partito sia contendibile democraticamente, sono dunque premesse necessarie e non negoziabili. Read the full story »
Tre e mezzo
Non solo una larga insufficienza avrebbero dovuto assegnarla al ministero della Pubblica istruzione che ha ritenuto di Platone quel che di Platone non é. E cioè il Minosse o della legge, testo da tradurre dal greco per la maturità classica. Ma ci si sono messi anche taluni professori, come quelli di una commissione d’esame di Venezia che, assolutamente inconsapevoli della vera identità dell’autore (lo ripeto, contrariamente al mio barbiere), si son messi a sventagliare voti assurdi. Anche se meritevole di un 6 e mezzo, la promessa dell’atletica leggera, la dicciotenne Linda Conchetto, assieme ad altre due compagne, ha deciso una singolare forma di protesta: far scena muta all’orale. Questo tra lo stupore, anzi lo sconcerto, dei professori. Assolutamente spiazzati. La ragazza, figlia di una professoressa di latino e greco, ha riscontrato nella sua versione, sotto il vigile controllo della mamma, solo un errore veniale. Poco importa, perché alle altre é andata assai peggio. Dieci su quattordici hanno avuto gravi insufficienze. Sono volati anche dei tre e mezzo. Dicono che i dissapori tra la commissaria esterna e il professore interno siano alla base di questa puntigliosa stitichezza. Si sa, i professori, sono uomini, anzi donne, coi loro sentimenti e risentimenti. Da far pagare generalmente però agli studenti, come é indecoroso che sia. Ma io dico. Passi per il tre. Ma cos’é questo mezzo? Una risata acida e sadica di un insegnante con problemi gravi di equilibrio nervoso? Fellini avrebbe dovuto abbassare vistosamente il numero del suo famoso film che configurava un voto ignoto a questi prof. Dubito però che se si fosse chiamato tre e mezzo il film avrebbe vinto l’Oscar.
Barbarie e complicità
Un incidente sul lavoro? Ne capitano di mortali tutti i giorni. Purtroppo. E tutti i giorni si grida alla mancata sicurezza e agli insufficienti controlli. La morte atroce di Satnam Sight, il giovane africano, immigrato, sottoposto a caporalato e sottopagato come i suoi compagni di lavoro nell’azienda dell’Agro Pontino di Antonello Lovato, figlio di Renzo che, come se nulla fosse, ha accusato il giovane della sua fine per leggerezza, era ad un tempo prevedibile e particolarmente atroce. L’arto staccato da una moto falciatrice, incartato in una scatola e depositato col corpo in fin di vita dinnanzi a una baracca, fanno di questo incidente un omicidio atroce. Ma il trattamento subito da questi lavoratori irregolari nelle campagne, particolarmente del centro sud, era noto e già segnalato da tempo. L’Agrilovato era già stata indagata nel 2019. I lavoratori percepivano meno di 200 euro al mese per lavorare molte ore al giorno in condizioni sanitarie inadeguate e senza alcun diritto. Questa è schiavitù che in Italia è negata non solo dalla Costituzione, ma a partire dai primi del secolo passato quando i socialisti pretesero l’abolizione del lavoro minorile e poi le otto ore. Quello che è accaduto lo si sapeva, lo si vedeva (anche grazie a denunce di trasmissioni televisive). Si conoscevano i volti scavati di questi lavoratori stremati dalla fatica, i loro occhi spenti, il camion che li caricava come se fossero bestie, le lamiere che circondavano le loro infauste abitazioni. E cosa si è fatto? Ben 14 aziende dell’Agro Pontino sono state sottoposte a procedimenti giudiziari che si sono conclusi senza un nulla di fatto. Read the full story »
Il barbiere e Platone
Vuoi che si siano sbagliati i professori del ministero? E anche tutti i commentatori e tutti i giornali che intitolavano, a proposito di Minosse, o della legge, “E’ tornato Platone”, a proposito dell’opera da cui ê stato ripreso il testo da tradurre dal greco per la prova scritta dell’esame di maturità? E che abbia ragione il mio barbiere Giordano, maniacalmente legato alla filosofia greca, che ha letto tutte le opere di Platone e il Minosse non gli risulta? Lo vedo, gli parlo e mi sciorina a memoria tutte le opere del sommo filosofo ateniese: L’apologia di Socrate, il Critone, lo Ione, l’Eufitrione. Lo blocco e respira. “Ti dico che il Minosse non risulta”, mi confida piuttosto alterato. Vabbè. Ma vuoi dar retta a un barbiere o a un cenacolo di professori che dopo accurate ricerche ha scelto proprio quel testo attribuendolo a Platone, nonchè a tutti i valenti uomini di cultura che hanno opportunamente osservato che Platone era assente dalla seconda prova scritta del Liceo Classico dal 2010? Per scrupolo svolgo una breve ricerca. Sfoglio il Lamanna, su cui faticosamente e superficialmente passavamo ore al Liceo, e anche la Storia della filosofia di Bertrand Russell, vado su Internet. E scopro che l’autenticità del Minosse, sistemato nella IX tetralogia di Platone, “é solitamente negata dagli studiosi moderni. In particolare la somiglianza con l’Ipparco farebbe pensare che i due dialoghi siano stati scritti da uno stesso autore, diverso da Platone, attorno al 350 a. C”. Non solo ma a giudizio del professor Luigi Gaetani (Ansa e La Repubblica) sarebbe stato inserito un testo falso. Cioè l’autore é sbagliato e il testo addirittura falso? Se l’autore del Minosse non é Platone chi mai ha falsificato anche il testo nel quale, a giudizio di Gaetani, é “assurdo l’italiano parodico (aggettivo di parodia) nelle domande”? Orbene. Stropicciamoci gli occhi. Ma in che mani siamo? Giordano, fagli barba e capelli a questi soloni, tu che di filosofia cibi l’anima e non la pancia. E forse farai parte della commissione ministeriale che seleziona le traduzioni dal greco e magari consentirai loro di non incorrere in nuovi errori e strafalcioni. Diciamo che se l’autenticità del Minosse é stata negata dal mio barbiere e anche dagli studiosi moderni, allora da chi sarebbe stata confermata? Dai parrucchieri e dagli studiosi antichi? Se i professori non hanno la conoscenza della filosofia greca del mio barbiere cambino mestiere. Personalmente non mi fiderei però neanche a farmi rasare da costoro. Un errore filosofico fa male alla scienza, una lametta può tagliarti la faccia.
Premierato sì, ma non così
Non ho nessuna prevenzione rispetto all’elezione del presidente da parte dell’elettorato. Il primo a proporla fu proprio il Psi alla fine degli anni settanta. A Rimini nel 1982 si discusse se doveva essere il presidente della Repubblica, come in Francia, o il presidente del Consiglio, nella forma del premierato. Si cominciò a discuterne anche in Parlamento con la prima commissione Bozzi. Ci si attorcigliò, come sempre é capitato, con le esigenze dei partiti. Fino alla bicamerale di D’Alema. Insomma non s’aveva il coraggio di una vera proposta costituzionale sulla Repubblica presidenziale. In fondo presidenzialisti erano state storicamente le destre e la sinistra, in nome di una vocazione assemblearista, metteva il veto. I socialisti, questi eretici. portarono la discussione nella sinistra che, avanzando sempre lo slogan “giù le mani dalla Costituzione”, la Costituzione poi l’ha letteralmente stravolta nel titolo V, peggiorandolo. Per cui il “giù le mani dalla Costituzione” vale solo, come prova anche la legge costituzionale sul taglio dei parlamentari (dov’era allora il buon Zagrebelsky?) quando le mani sono degli altri. Read the full story »