Intercettazioni telefoniche
Signor presidente,
dopo un primo tentativo del ministro Mastella, cui è stato sbarrato il passo per resistenze interne ed esterne al governo, finalmente questo provvedimento arriva alla Camera dei deputati e si accinge ad ottenere un voto unanime, recependo nella sostanza le istanze delle diverse forze politiche.
In Italia esiste, come è stato opportunamente ricordato da diverse parti, un evidente abuso di questo strumento indagatorio. L’Italia è il Paese che spende di più rispetto agli latri paesi europei per le intercettazioni telefoniche. Avrei preferito anch’io che in questo disegno di legge ad un organo monocratico si opponesse un organo collegiale per ciò che riguarda l’autorizzazione a procedere sull’uso delle intercettazioni. Ma in quest’Aula un apposito emendamento su questa materia è stato recentemente respinto.
Prendo atto con favore dell’ultimo emendamento concertato dalla Commissione giustizia della Camera relativo all’elevamento delle sanzioni pecuniarie per chi deroga ai divieti previsti dalla legge, che vanno dai 10mila ai 100mila euro, assai più pesanti di quelli prescritti nel testo originario presentato all’Aula. E quando dico questo non sostengo che la categoria da punire, per ciò che riguarda i divieti, debba essere necessariamente e solo quella dei giornalisti. Penso che, quando si stabiliscono sanzioni pecuniarie a carico dei giornalisti che infrangono i predetti divieti, si compia in realtà un atto di impotenza a perseguire coloro che sono i primi a violare, a monte, il segreto istruttorio (e sappiamo che spesso si tratta proprio delle procure). Insomma, in tal modo, si confessa una sorta di impotenza a punire i soggetti che per primi diffondono le notizie. Ad ogni modo, siamo anche noi in questa situazione e prendiamo atto che c’è stata una convergenza unanime da parte di tutti i gruppi.
Il sistema delle intercettazioni telefoniche non è servito soltanto a spiare la vita dei singoli cittadini, dei parlamentari, di coloro che detengono una sorta di potere politico ma, come il caso clamoroso di Telecom ha drammaticamente dimostrato, è stato utilizzato anche nel settore dello spionaggio industriale. Sto parlando della vicenda Telecom, signori del Parlamento della Repubblica, che in questo momento vede in lizza, impegnati per l’acquisto della società, importanti interlocutori dell’uno e dell’altro polo del Parlamento. Da un lato il Berlusconi imprenditore su mandato del Berlusconi politico e dall’altro l’imprenditore Colaninno su mandato dalemian-unionista. Paradossalmnete il governo di larghe intese, al quale non si vuole dare vita alla luce del sole, capita di vederlo realizzato, in modo piuttosto privato e subdolo, quando vengono alla luce questioni, diciamolo in un gergo para-marxista, strutturali.
Tuttavia mi riferisco qui al sistema di spionaggio industriale delle persone fisiche, clandestino ed illegale.
Penso anche, e questa è la terza osservazione che mi sento in dovere di proporre in questa dichiarazione di voto, che sia completamente cambiato il modo di fare informazione oggi in Italia. Esiste una procura, quella di Potenza, che si è specializzata in indagini riferite a personalità dello spettacolo e che non perde occasione per avviare indagini giudiziarie che hanno un clamore mediatico, in barba all’obbligatorietà dell’azione penale e anche al principio di competenza territoriale.
Ebbene capita che i giornali italiani, che hanno una storia di rigore e sobrietà nel dare le notizie, si siano impegnati e specializzati a diffondere notizie sulla vita privata di personaggi del mondo dello spettacolo, a volte con allusioni anche al mondo della politica e a personalità qui presenti di governo, senza che questo abbia nulla a che fare con ipotesi di reato. Capita inoltre che importanti salotti televisivi che hanno il compito di informare e di formare i cittadini, si siano recentemente trasformati in occasioni per soddisfare l’esigenza di voyerismo di massa della nostra società. Questo è degrado dell’informazione. E’ vero che la società è sempre all’inseguimento del gossip. Ma la nostra informazione si è ormai trasformata in un’informazione da gossip.
Qualcosa andrebbe fatto anche per ciò che riguarda la televisione pubblica, che nella sua storia e in più occasioni ha visto censurati programmi e film senza ragione se non per reati di nudo, ma che accetta il più basso livello mai raggiunto dalla sua storia come una necessità dovuta allo share.
E’ con questi sentimenti e con questi auspici che il nostro gruppo si accinge a votare a favore del provvedimento in esame, anche se siamo convinti che non sarà una legge a determinare una nuova cultura in Italia.