Mozione sulla violenza nel calcio
La Camera dei deputati, alla luce delle nuove drammatiche violenze che si sono verificate negli stadi, prima in un campo calabrese di terza categoria dove un dirigente di una società sportiva è stato ucciso dopo una colluttazione e, da ultimo, a seguito della tragica fine di un agente di polizia trucidato da teppisti, dopo la fine della partita di calcio tra il Catania e il Palermo, svoltosi nella città etnea,
impegna il governo a non concepire il fermo del calcio come un semplice e doveroso lutto, ma come un momento di riflessione e di svolta per ciò che concerne la sicurezza dentro e fuori gli impianti di calcio.
Troppe sono ormai le vittime di una violenza barbara e cieca che ha funestato il mondo del calcio e reso sempre meno partecipato l’evento sportivo calcistico nei nostri stadi che, a cominciare da un decennio fa, hanno iniziato a spopolarsi progressivamente, allontanando le famiglie e gli sportivi.
Evidentemente il modello di sicurezza fin qui sperimentato nei nostri impianti non è stato all’altezza delle situazioni, e così le diverse leggi, ultima delle quali il decreto Pisanu, o non sono state per nulle applicate o lo sono state solo in parte o non si sono rivelate, da sole, risolutive.
I biglietti nominativi, una delle principali misure introdotte dal decreto Pisanu, si sono rivelati infatti una misura contraddittoria, giacchè negli stadi la parte più focosa e potenzialmente violenta del tifo insiste su gradinate senza numerazione o con una numerazione non rispettata dai presenti che si accalcano in piedi, rendendo impossibile una loro certa identificazione e più facile l’esercizio di pratiche violente (nei cori, nelle scritte sugli striscioni, nelle azioni contro la tifoseria ospite e contro la polizia).
Ciò che occorre fare oggi è una scelta di un modello e la progressiva trasformazione della sicurezza negli stadi coerente a esso.
In Inghilterra (e in qualche misura anche negli stadi di Germania 2006) si è sperimentato un modello capace di ottenere clamorosi risultati, partendo da realtà di tifoserie forse anche più violente di quelle italiane.
Il modello inglese si basa sulla proprietà degli impianti alle società sportive, sulla sua utilizzazione anche per altre finalità ricreative, sportive, commerciali, sulla sicurezza garantita dalle società, sulla eliminazione di ogni barriera tra tifosi e campo di gioco (la trasformazione degli spazi riservati ai tifosi in campi di concentramento, con fili spinati, transenne, reticolati ha forse perfino acuito le tensioni, anzichè placarle).E in particolare, sulla introduzione di reati pacifici per gli stadi che puniscono anche solo l’intenzionalità, pena garantita dalla presenza di un rito in direttissima grazie alla presenza di un magistrato che staziona in Tribunale fino alla mezzanotte del giorno della partita.
La Camera dei deputati impegna il governo a prevedere un piano per la trasformazione degli impianti sportivi in capo alle società e in grado anche di responsabilizzare le singole società nella prevenzione e repressione dei fenomeni di violenza, e di presentarlo al Parlamento entro e non oltre sette giorni, di approntare contemporaneamente una nuova e speciale legislazione per i tifosi negli stadi e di iniziare un censimento della mappa del tifo in Italia colpendo duramente tutte le organizzazioni che hanno la violenza nella loro pratica o finalità.